Succede tutto in un’ora. Alle 9 il giornalino scolastico arriva nelle classi, gomitate e sguardi divertiti tra i ragazzi. Anche la preside lo sfoglia. E non ride. Lo fa ritirare. Immediatamente. Poi, poco prima delle 10, lo riconsegna agli studenti con la prima pagina strappata. Quella che sull’«Urlo», testata del liceo classico Beccaria, raffigurava Papa Benedetto XVI con un preservativo in testa. E la scritta: «Finalmente ho capito a cosa serve». Il Papa sulla copertina di un giornalino scolastico. «Offeso, sbeffeggiato», come dicono alcuni liceali. O «giustamente criticato per le sue idee sui Aids e contraccezione», contestano altri. L’episodio risale a ieri, ultimo giorno di lezioni prima delle vacanze di Pasqua. Aria di festa, in via Linneo, finestre aperte e voglia di uscire. Allo scoccare della seconda ora, la redazione dell’«Urlo» consegna la sua ultima pubblicazione, raccoglie commenti e osservazioni. Ma nel giro di qualche minuto arriva il contrordine: «La preside ci ha censurato».
Ritiro immediato del giornaletto. Non senza una spiegazione. In tutte le aule — mentre i bidelli strappano la copertina del giornalino per poi ridistribuirla — la dirigente invia una circolare rivolta a tutti e 890 gli iscritti. «Quella vignetta — puntualizza — era di pessimo gusto. La nostra è una scuola pluralista, ma non per questo è lecito produrre immagini lesive della persona, chiunque essa sia. A maggior ragione se è un capo di stato o un capo religioso». La lettera prosegue: «È doveroso avere menti pensanti». Infine una chiosa sullo strappo alla prima pagina: «Non è possibile pubblicare una vignetta del genere. Ci sono gli estremi per una denuncia». Gelo sulla comunità studentesca. I redattori si guardano preoccupati, «sono dispiaciuti per aver scatenato un problema all’interno dell’istituto», dice un liceale. La mattinata scorre veloce, ma la discussione sul giornalino prosegue anche dopo l’ultima campanella. A porte chiuse. Da una parte la dirigente, «delusa». Dall’altra i redattori e i rappresentanti di istituto. Toni pacati, ma la preside insiste: «Il confronto deve esserci, ma senza mai perdere il buon gusto».
Replica degli studenti: «Volevamo aprire un dibattito sui temi sollevati dal papa durante il suo ultimo viaggio in Africa, sul suo no al preservativo». Risposta: «Ma non si fa con queste armi. E non è un caso che io abbia fatto sparire la vignetta, non i vostri contenuti». Un lungo chiarimento. E una lezione per i giovani redattori dell’«Urlo». Ci siamo lasciati bene, racconta la dirigente: «Mi hanno assicurato che al ritorno dalle vacanze si scuseranno con la comunità scolastica. Ho suggerito loro, inoltre, di fare una ricerca iconografica sugli argomenti sollevati dalla loro inchiesta. Sicuramente hanno gli strumenti per fare un buon lavoro»
Da Corriere.it
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Che vergogna... Che ipocrisia...
Io invece trovo la motivazione che ha dato la preside interessante e motivata.
Almeno da quanto dice l'articolo, non ha eliminato il loro articolo, ma solo la vginetta...e non mi sembra sbagliato, volendo.
Si al dibattito, no alla libera offesa! Si èuò essere più taglienti con le parole senza cadere nel volgare-banale, no?
Per come è scritto l'articolo in effetti pare che nemmeno gli studenti se la siano "presa molto". Forse la vignetta era esagerata, o forse poi la preside ha fatto valere le sue ragioni in modo davvero convincente. E l'aver eliminato solo la vignetta da forse molta più pubblicità e possibilità di dibattito che altro.
Bisognerebbe sentire la voce di uno studente "censurato" magari, ma ripeto, dall'articolo non sembra essere nato nessuno scandalo o protesta.
Posta un commento