venerdì 26 ottobre 2007

Cosa si prova quando si muore?


Il settimanale britannico New Scientist ha raccolto nella sua ultima edizione un lugubre catalogo su cosa di prova quando si muore

Forse la scienza non potrà mai rispondere alla domanda su se - e cosa - ci sia dopo la morte; ma di certo oggi si sa molto di più su quello che accade nelle ultime manciate di secondi prima del ''viaggio senza ritorno". Il settimanale britannico New Scientist ha raccolto nella sua ultima edizione un lugubre catalogo su cosa di prova quando si muore: si va dall'attacco di cuore all'annegamento, dal venire bruciati vivi alla decapitazione. In generale, spiega il settimanale, la morte arriva per mancanza di ossigeno ai neuroni, il che porta alla cessazione dell'attività elettrica del cervello, ovvero la moderna definizione di morte biologica.
Quando il sangue smette di arrivare al cervello occorrono circa dieci secondi prima perdere conoscenza, anche se la morte vera e propria può richiedere ancora vari minuti, a seconda del modo in cui si è arrivati al momento finale. Durante l'annegamento, ad esempio, una volta che non si riesce più a restare a galla si trattiene il respiro quanto più possibile, di solito, fra 30 e 90 secondi. Quindi l'acqua penetra nei polmoni e blocca i delicati tessuti che trasferiscono l'ossigeno al sangue . Dopo una prima sensazione di terribile dolore ai polmoni arriva, secondo i racconti dei superstiti, una forma di calma e di serenità, dovuta alla mancanza di ossigeno. Il fuoco provoca una morte ,se possibile, ancora meno piacevole: non sono le ustioni, con il loro dolore lancinante, a fermare il cuore nella maggior parte dei casi, ma i gas tossici liberati dalle fiamme, come l'ossido di carbonio e anidride carbonica.
Gli studi mostrano anche come - malgrado migliaia di anni di sforzi da parte dei boia di tutto il mondo - sia quasi impossibile ottenere una morte istantanea e indolore: né la vecchia corda, ne le più moderne sedie elettriche o iniezioni letali sembrano poter garantire questo risultato. Uno dei modi più "sicuri" in questo senso, è gettarsi nel vuoto: bisogna però accertarsi di buttarsi da un'altezza di almeno 145 metri, necessaria per raggiungere la velocità di 200 chilometri l'ora, e ricordarsi di cadere al suolo, contrariamente all'istinto che cerca di farci atterrare di piedi, con la testa in avanti.

Per chi volesse andare avanti nella lettura vi lascio il link dell'articolo in questione.
Il pezzo riportato sopra è preso da Newton

3 commenti:

Ru ha detto...

Davvero lugubre come racconto! Però a me personalmente affascina. Il sapere o cercare di capire cosa si prova e quale morte sia "migliore" di un'altra lo trovo estremamente interessante.

aLe ha detto...

hmm non estremamente, però è interessante anche secondo me!!

scarabeo50 ha detto...

post stupendo, invece quando si muore sparati?da 4 5 colpi da arma di fuoco?com'è come morte?

i superstiti di un annegamento dicono che a un certo punto morire è una piacevole sensazioni. e se la morte fosse una bella cosa???