giovedì 26 giugno 2008

Atto terzo scena seconda.


- Di la battuta, mi raccomando, come io te l'ho letta, varia, giocata sulla lingua: per sentirla berciare, come troppi attori fanno, tanto varrebbe affidassi i miei versi al banditore di piazza. E non trinciare l'aria con le mani, così, ma gestisci con garbo, perchè nel torrente, nella tempesta, nel turbine, diciamo, della passione, sta in voi trovare e rendere una misura che le dia grazia. Oh, mi ferisce fino in fondo all'anima sentire un guitto imparruccato snaturare una passione, metterla in pezzi, in proiettili, per spaccare i tempani degli spettatori, i quali generalmente d'altro non sono avidi che d'inesplicabili contorsioni e rumori.
Attento però a non restarmi sottotono. Lasciate che il gusto sia la vostra guida; misurate il gesto sulla parola, la parola sul gesto, con la regola di non soverchiare mai la modestia di natura: perchè l'errore di chi vuol far troppo estraneo al concetto dell'arte drammatica la quale, in origine come ora, aveva ed ha lo scopo di porgere, di ricreare uno specchio alla vita, mostrando alla virtù la sua immagine, al vizio la sua guisa, e alla società la sua struttura, come il tempo la determina. Invece l'esagerazione o la sciatteria, se muovono al riso il pubblico della domenica, non possono che spiacere all'intenditore, della cui censura dovete fare più conto che degli applausi di un teatro esautiro. [...]


Monologo. Indovinate da cosa è tratto! :D

2 commenti:

Marco ha detto...

bho

Ru ha detto...

Vi do un aiutino...
Shakespeare